Nel regno delle fiabe

Fiabe (Illustrazione di Cesare Colombi)

A base delle fiabe sta la giustificata credenza che tutto quanto ci circonda sia realtà spirituale incantata e che l’uomo, per giungere alla realtà, debba rompere l’incantesimo.

(Rudolf Steiner)

Rudolf Steiner in alcune conferenze tenute a Berlino nel 1913 e nel 1908 parlò delle fiabe e della poesia che da esse scaturisce.
Le fiabe, affermava, risalgono a tempi antichissimi quando gli uomini conservavano una certa chiaroveggenza. Sgorgano dal profondo dell’anima, provengono dai primordi della vita sulla terra. Sono un dono che l’anima dell’uomo riceveva nell’esperienza tra sonno e veglia.

Le fiabe si tramandavano per via orale e non contava chi fosse l’autore originario.

Il narratore adattava il racconto ai problemi della sua comunità e si rivolgeva a tutti, non solo ai bambini.
I primi importanti lavori di rielaborazione di fiabe in forma scritta avvennero a partire dal Cinquecento.
Giovan Francesco Straparola, da Caravaggio, fece pubblicare in due volumi Le piacevoli notti (1551-53), una raccolta ricca di elementi folkloristici e dialettali.
Giovan Battista Basile raccolse nell’opera in dialetto napoletano Lo cunto de li cunti (1634-36) una serie di fiabe tratte dalla tradizione popolare. La sua opera ispirò il francese Charles Perrault che trascrisse i racconti in chiave moraleggiante.
Nei primi dell’Ottocento in Germania i fratelli Grimm si occuparono della più grande opera di trascrizione di fiabe. Cercarono di mantenerne la bellezza originale e si rivolsero direttamente alle fonti popolari, raccogliendo, traducendo dai diversi dialetti e confrontando tra loro i racconti.
Nel Novecento avvenne una riscoperta del mondo fiabesco.
Italo Calvino svolse un importante lavoro di ricerca nelle biblioteche e nei musei e pubblicò la grande raccolta delle Fiabe italiane.

Le fiabe hanno un effetto sull’inconscio e costituiscono un nutrimento interiore.

Esprimono in una forma semplice e fantasiosa qualcosa che ci parla della nostra esistenza sulla terra e che con difficoltà comprendiamo intellettualmente.
Le fiabe sono fondamentali per la crescita del bambino che sta sviluppando il proprio mondo di immagini e ha bisogno di un esempio da seguire con fiducia.
Rappresentano i conflitti dell’anima attraversati da ogni uomo nelle diverse fasi della vita. Per questo non sono adatte solo ai più piccoli ma a tutti gli individui in ogni età e in ogni condizione.
Anche la “psicologia del profondo” si serve della fiaba poiché essa permette di riflettere su di sé all’interno di uno spazio sicuro e strutturato e costituisce un modello di riferimento per affrontare in modo creativo le difficoltà della vita.

Le fiabe esprimono un’esperienza umana universale, appartengono a tutti i popoli.

Costituiscono un modello di conoscenza, un viaggio antropologico, metamorfico.
Esse narrano in immagini le lotte interiori, le lacerazioni che ogni uomo ha bisogno di ricomporre dentro di sé. Esse trasmettono il senso della giustizia e del coraggio. Parlano di sangue e di morte ma non di dolore e sofferenza. Aiutano a riconoscere la propria parte oscura inconscia per afferrarla e trasformarla.

Ogni personaggio nel bene e nel male parla di noi, poiché in ciascuno di noi c’è una parte in luce e una parte in ombra.

Il personaggio principale spesso ha un desiderio e si mette in cammino alla ricerca di qualcosa oppure è vittima di un incantesimo. Si trova solo, ma ha la possibilità di ascoltare le voci della propria anima, sotto forma di animali o di vecchi saggi. Lungo il suo percorso è posto di fronte a delle prove che deve superare per poter giungere alla soluzione.
Il Re rappresenta la nostra individualità, il nostro vero Io. Un re indegno è messo a confronto con quello destinato a prendere il suo posto. Il vero Io è anche impersonato dal più piccolo di tre fratelli o dalla più giovane di tre sorelle.
Spesso compare la coppia archetipica Maschile e Femminile, ovvero, Fratellino e Sorellina, Hansel e Gretel, Jorinde e Joringel, Principe e Principessa, Re e Regina.
Nelle fiabe lo spazio e il tempo sono dilatati, abbozzati e mai ben definiti. Viene lasciata libertà alla fantasia e si accede ad una dimensione altra, non soggetta a leggi fisiche ma a leggi interiori.

Ogni fiaba dovrebbe finire con la chiusa: «Io l’ho visto una volta, e se quanto si è svolto nel mondo spirituale non è morto, è vivo ancora».

(Rudolf Steiner)

6 thoughts on “Nel regno delle fiabe

  1. molto bella!
    con quel mare di fiori come quando da piccoli si sta seduti o distesi sull’erba e si vedono i fiori ad altezza occhi. un bel modo di rendere “famigliare” agli occhi di chi guarda l’illustrazione, mettendosi nella loro prospettiva.

    …ma direi che ero bimbo anch’io all’epoca, mi pare eheheeh

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