Ich liebe gruene wald 4

Polittico di Isenheim

Grünewald, Prima visuale del polittico di Isenheim, tavole laterali

(Immagini da wikimedia commons)

Qui di seguito un estratto dalla mia tesi, capitolo 1.1:

“La prima visuale del polittico di Isenheim presenta al centro la scena della Crocifissione e sulle due ali laterali più piccole le figure di San Sebastiano e di Sant’Antonio abate. Ciascuna figura di santo poggia su uno zoccolo, ricco di elementi vegetali attorcigliati intorno, che rivisita in modo personale l’antichità classica, davanti a una colonna e ad una finestra.

Aneddoti riguardanti entrambe le vite dei santi sono raccolti nella Legenda aurea di Iacopo da Varazze. Sebastiano e Antonio, tra l’altro, vengono ricordati nel calendario in giorni molto vicini tra loro, il 20 gennaio il primo e il 17 gennaio il secondo, e tutti e due sono descritti, e quindi riconosciuti popolarmente, come santi curatori. Riferisce Iacopo da Varazze che Sebastiano, capitano delle guardie al tempo dell’Imperatore Diocleziano, operò molte guarigioni, soprattutto contro le epidemie, e portò conforto e sostegno nella fede ai cristiani perseguitati. In mezzo al Campo Marzio, fu condannato a morte mediante supplizio delle frecce, ma sopravvisse miracolosamente ai colpi infertigli dai compagni d’armi. Poi si ripresentò al cospetto dei suoi carnefici che lo fecero uccidere.

Di Antonio si scrive che, quando aveva circa vent’anni, donò ai poveri tutti i suoi beni, mettendo in pratica quanto scritto nel vangelo di Matteo: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quanto hai, dallo ai poveri». Ad imitazione di Cristo, si ritirò nel deserto per praticare l’ascetismo, dedicandosi al lavoro, alla preghiera e alla lettura delle Sacre Scritture. Venne continuamente tentato dal demonio, che gli si presentò sotto diverse sembianze, ma egli resistette sottoponendosi a rigorose espiazioni dal peccato. Nel deserto divenne padre spirituale e compì guarigioni, facendosi portatore di numerose visioni. Si diffuse ben presto la fama delle sue virtù e molti solitari lo presero a modello come padre anacoreta, mentre altri monaci si raccolsero in comunità sotto la sua direzione spirituale.

Sulla tavola di sinistra, San Sebastiano è effigiato come un giovane seminudo, avvolto da un manto rosso, mentre con le mani giunte mostra un atteggiamento impassibile. Il corpo porta tre frecce conficcate ed è segnato da ferite ancora sanguinanti dove i dardi sono stati strappati. Alla sinistra di Sebastiano, in basso contro la colonna che ricorda il tremendo martirio, sono appoggiate alcune frecce, altre sono strette dalla corda, con cui il santo era stato legato. Dietro la figura, spostata all’estrema sinistra, si apre una finestra su un paesaggio di pianura, di un verde bruciato, con piante e cespugli, che ricorda il bosco verde dell’artista Grünewald, tipico della sua terra d’Alsazia. Nel cielo che sopra vi domina si distinguono sette angeli. Due più grandi ed evidenti portano a Sebastiano la corona dorata, l’immagine più corporea nella scena celeste. In basso, due angeli evanescenti, sostengono gli strumenti del martirio, l’arco e le frecce, e in alto sono appena visibili altre tre sagome bianche. I sette angeli appaiono degli stessi colori del cielo nel quale tendono armoniosamente a confondersi.

Secondo la tradizione San Sebastiano è protettore contro la peste, che nel Medioevo era associata spesso all’immagine delle frecce. Infatti, i suoi segni esteriori erano paragonati alle ferite causate dai dardi e il suo scatenarsi sulla popolazione pareva simile all’azione dell’arco che scaglia le sue frecce sui malcapitati. Sull’anta, nei rivoli sanguinanti che sgorgano dalle trafitture e che figurativamente riconducono all’immagine della discesa dell’epidemia, è evidente la relazione della figura del martire con i dolori del corpo fisico, ed in particolare con le malattie infettive che si trasmettono attraverso il sangue (la peste, appunto), le quali possono essere sconfitte solo grazie ad una personale energia che scaturisce dalla fede. E la figura del santo è proprio lì a testimoniarlo.

Dalla parte opposta, sull’anta a destra, Sant’Antonio porta attorno alla vita un cinturone da lavoro, forse simile a quelli dei monaci che reggono una borsa, con dentro tutto il necessario per la cura dei malati e la preparazione dei medicamenti. Antonio tiene nella mano sinistra il bastone con la croce egizia-cristiana del Tau, custode inviolabile del segreto spirituale, simbolo mistico della Vera Croce del Cristo, che rappresenta l’ordine degli Antoniti. Gaston, il fondatore dell’ordine, ebbe la visione di Sant’Antonio che gli chiedeva di piantare il Tau affinché si trasformasse in albero e donasse la sua luce e i suoi frutti. (…)

Il Tau ricorda anche la forma delle stampelle portate da coloro che subivano l’amputazione a causa del Fuoco di Sant’Antonio. Esso conferisce al santo il potere di difendere l’interiorità umana dalla natura malvagia insita nell’uomo stesso. Indicativa sull’anta, alle spalle di Antonio, è una presenza che sbuca da dietro una finestra a dischi di vetro, uniti con profilati di piombo, la cui parte superiore è stata quasi completamente distrutta dall’esterno. È un demone dal grugno di porco con mammelle sul petto e sulla schiena che sta tentando di penetrare nella stanza. L’abnorme figura diabolica rivela il ruolo di Sant’Antonio, chiamato a combattere non tanto le infermità del corpo, quanto quelle dello spirito.

Grünewald riprende il tradizionale accostamento delle due figure di santi curatori, presenti su numerosi polittici del XV secolo. Interessanti sono soprattutto due opere precedenti all’altare di Isenheim, con cui l’artista poteva essersi confrontato. Nella cappella dell’ospedale di Beaune, sopra le ante chiuse dell’Altare del Giudizio Finale, Rogier van der Weyden dipinse su piedistalli il giovinetto Sebastiano e l’eremita Antonio simili a delle statue di marmo. Da notare che questo polittico era pensato proprio per un luogo di ricovero di malati, come ad Isenheim. Sulle pale laterali del trittico di Wittenberg, invece, Dürer rappresentò i due santi a mezzobusto, cinti da una corona di angeli, e collocati accanto ad una Natività, dove il Bambino è immerso in un sonno profondo quasi di morte, che pare una sintesi fra l’adorazione del Redentore e il compianto della Pietà. Anche qui un demone-drago sbuca da dietro Sant’Antonio, colto con un libro aperto in meditazione, ma è meno minaccioso di quello di Isenheim e più simile ad una maschera.

Entrambi, San Sebastiano e Sant’Antonio di Grünewald, sono presenti con la solennità e la calma di statue classiche e ci rappresentano la forza dirompente della guarigione come carica vitale, esponendosi in qualità di difensori della salute umana, per il raggiungimento di un perfetta armonia sia nella parte fisica che nella parte spirituale. C’è dunque un rapporto equilibrato tra esteriorità e interiorità, visibile anche nella disposizione bilanciata delle due figure laterali, che assistono silenziose all’evento del Golgota, guardiane ai lati del grande Cristo Crocifisso.”

2 thoughts on “Ich liebe gruene wald 4

  1. Come ringraziamento per la guarigione del figlio dal cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”, un certo Gaston, nobile di Vienne, fondò una confraternita ospitaliera (approvata dal papa nel 1095), che diventerò poi l’Ordine dei Canonici Regolari di Sant’Antonio.

    Gli antoniti si prendevano cura degli infermi (si parla spesso di malattie quali l’ergotismo, l’herpes zoster,…) e accoglievano i pellegrini.
    Portavano sulla veste scura Il Tau, sul lato sinistro, dalla parte più vicina al cuore.

  2. Il tau parte da una tridimensionale base quadrilatera ma salendo si appiattisce in un segno calligrafico, in un’iniziale foglia d’oro con l’unico spessore forse della base di gesso. Da una forma scultorea ad una lettera che spinge ad essere letta. contro il demone che irrompe.

    contro il quale, conoscendo il valore magico delle chiusure, anche la cintura dalla fibbia ben visibile si accorda.

    dalla veste spunta il piede calzato. Dal sandalo spuntano le dita: l’alluce illuminato mostra la fragilità umana del santo che non viene nascosta dagli strati. la delicatezza del momento, il demone arriva alle spalle, è resa perfettamente dallo sbalzo nel vuoto della suola rispetto alla base marmorea. equilibrio instabile a sua volta della lastra quadrata che sembra appoggiata precariamente su un inviluppo d’edera dal raggio troppo stretto per sostenere solidamente il peso del santo.

    il contrasto tra parti in luce e quelle in ombra della base scolpita è meraviglioso forme geometriche e natura più libera in perfetto dialogo.

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