Arteterapia del colore: retrospettiva del convegno

Sabato 6 ottobre 2018 ho preso parte al primo convegno nazionale di arteterapia del colore, organizzato dall’Associazione AIATA, che promuove le Arti Terapie Antroposofiche.
Si sono susseguiti interventi che hanno presentato alcuni casi problematici, affrontati con diverse progettualità e metodologie di trattamento, con la proposta di lavori pittorici centrati sul colore e sul ritmo, alla conquista di un movimento armonico interiore che porta ad una risonanza visibile esteriormente.

E’ stato affrontato lo scottante tema del BURN OUT, il processo di logoramento che riguarda in particolare coloro che svolgono professioni d’aiuto ad alto coinvolgimento emotivo, persone piene di entusiasmo idealistico, con grande spirito di sacrificio, che si identificano nel lavoro a tal punto da non tener conto dei propri limiti e da andare oltre. Ciò accade soprattutto in ambienti di lavoro eccessivamente esigenti, in cui manca la possibilità di respiro nelle relazioni. In una tale situazione la persona arriva a sentirsi “bruciare”, esternando sintomi fisici e psicologici, quali nervosismo, senso di inadeguatezza e isolamento, negatività fino all’indifferenza.

Come nel mito di Icaro, colui che si avvicina troppo alla luce del sole, chi va troppo in alto, finisce per cadere troppo in basso, nell’oscurità più fredda e cupa.

Rosaria Ruberto, medico e arteterapeuta che segue il metodo di Liane Collot d’Herbois, trova una connessione tra Burn Out e malfunzionamento della milza, organo che ha il compito di “Saturno interno” nei confronti dell’essere umano, cioè di dare limiti, confini per preservare il mondo interno individualizzato. Il colore collegato a Saturno è l’INDACO. Nell’epoca attuale siamo immersi nell’esperienza dell’indaco, che ci conduce nelle profondità della nostra anima, dove la luce è poca e nulla ci sorregge per orientarci.
La relatrice riporta le parole di Rudolf Steiner:

oggi si ha bisogno di un tipo di lavoro che trasformi possibilmente molto “spleen” in entusiasmo, in fuoco, affinché gli uomini non abbiano una civiltà sonnolenta, ma sveglia.

Il Burn Out si delinea sempre più come una patologia attuale collegata all’esperienza di soglia, che richiama l’uomo perché si desti alla realtà dello spirito, che porti a rinnovamento se stesso, i luoghi di lavoro, le comunità di uomini.
Risvegliare un senso profondo e rispettoso per il proprio Io, portare luce in se stessi, conoscersi e insieme sviluppare la sensibilità verso l’altro essere umano è la strada verso il risanamento dal Burn Out.
Conducendo la persona con esercizi guidati, portandola nel mondo dei colori, viene stimolata la rivitalizzazione dell’anima verso il risorgere alla vita, alla speranza e all’entusiasmo.
Attraverso l’arteterapia, la persona che partecipa al processo di cura, ha la possibilità di muovere la sua volontà per attivare lo spirito creativo, che diventa spirito guaritore.

Anna Maria Saccuman affronta il tema del rapporto con persone che suscitano nel terapeuta emozioni difficili da gestire. La relazione arteterapica può mettere a dura prova e portare ad uno stato di insofferenza per cui diventa necessario prendere in considerazione il disagio e cercare di superarlo, per poter accogliere interiormente l’altro.
Il cammino morale dell’arteterapeuta deve condurlo a riconoscere le proprie emozioni da quelle di chi partecipa al laboratorio, ad essere imparziale (evitando di sbilanciarsi nel senso della simpatia o dell’antipatia) e a superare il desiderio di gratificazione. Ben sapendo quanto sia problematico e a volte doloroso affrontare il percorso di comprensione dell’Io dell’altro, soprattutto se si manifesta in un elemento senziente che non si riesce ad accettare, è necessario lavorare su di sé, sugli aspetti personali, cercare di stare nel silenzio e di creare il vuoto interiore, per farsi realmente strumento della cura.

L’incontro con l’altro è un elemento biografico, di destino. Attraverso gli altri si ha la possibilità di comprendere parti di sé che non si vogliono vedere.

La crisi nella relazione arteterapica (come in tutte le relazioni) può diventare preziosa occasione di crescita interiore personale e professionale, se si sviluppano e accrescono le qualità morali necessarie per poter accompagnare la persona nel suo percorso di cambiamento.

Uno spazio è stato dedicato alla demenza senile, a quelle condizioni di fragilità, il cui fuoco dell’entusiasmo metaforicamente sembra essersi raffreddato nella cenere. Tra queste braci spente però rimane ancora un seme che può essere risvegliato. Perché la pianta rinasca bisogna riattivare le forze vitali e il recupero identitario della persona, lavorando sulle memorie e sui propri talenti, stimolando la persona a parlare di sé attraverso le emozioni.

Durante i due momenti dedicati alla TAVOLA ROTONDA è emersa in particolare l’importanza dello sviluppo di un percorso su di sé.
L’arte terapia è prima di tutto arte della relazione. In quanto strumento di cura, l’arteterapeuta porta la responsabilità del proprio cammino. Per questo è necessario che lavori costantemente su di sé, anche creando alleanze terapeutiche.

Quando andiamo verso l’altro in realtà incontriamo noi stessi.

Il mondo ci porta incontro una certa durezza e una formazione di tipo meccanico e difensivo e, per questo, dobbiamo sviluppare il coraggio qui e ora, dobbiamo mantenere vivo l’obiettivo di vita, nutrire l’entusiasmo per il proprio lavoro e coltivare la giusta distanza con il mondo, affrontando l’incontro con il buio, con la parte oscura di noi.
Bisogna nutrire l’artista che c’è nell’arteterapeuta affinché riesca a muoversi nella società, soprattutto in contesti difficili.

Protagonista e filo conduttore del convegno è pur sempre il colore, visto quale essere spirituale che nutre e vivifica l’anima, riattivando la volontà.
L’approccio alla pittura avviene non tanto per il valore estetico del risultato ma perché il processo e il colore possano destare sorpresa ed entusiasmo.
Anche solo partecipare ogni settimana al laboratorio di arteterapia, prendersi l’impegno, entrando nel ritmo, fa già parte della cura.

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