Fin dall’antichità

le arti avevano per la comunità un valore terapeutico e i colori erano considerati estremamente importanti per la salute esteriore ed interiore dell’uomo. La persona, ospitata nel tempio e preparata spiritualmente, veniva portata a contatto con rappresentazioni di divinità, che si ritenevano portatrici di un contenuto universale e di un potere terapeutico. Guarire voleva dire riavvicinarsi all’immagine archetipica, poter rientrare nel grembo materno e risalire alle origini dell’individuo, dove si trovano le forze di rigenerazione da cui ricevere nuovi impulsi di vita. Nel 1400 si pensava che la visione delle sacre icone portasse guarigione e attivasse nel malato una trasformazione interiore. Agli inizi del 1500 l’artista Grünewald, sostenuto dai monaci antoniti, dipinse il polittico di Isenheim con intenti curativi.

Oggi

l’arteterapia è un processo attivo mediato dal linguaggio artistico, è un’attività che guida lungo un percorso di autoconoscenza e di riscoperta del mondo interiore, di apertura verso se stessi e verso gli altri. Essa diventa un efficace sostegno a favore delle persone che, di fronte ad eventi difficili della vita, non sono in grado di ritrovare un proprio equilibrio.
Il suo metodo parte dalla visione della pittura come processo creativo, per cui conta di più come si partecipa all’attività rispetto a che cosa si fa. La terapia artistica non mira a creare opere d’arte, non cerca un risultato estetico. Vuole proporre esercizi artistici curativi, da ripetere ad un ritmo regolare (ideale è la cadenza settimanale), all’interno di uno spazio ben definito.
Il setting dovrà essere separato da tutto il resto e distinguersi in quanto dimensione simbolica, spazio intermedio tra mondo interno e mondo esterno. Si sceglierà una stanza dotata di tavolini e sedie e di ogni materiale utile all’attività (pennelli, colori, fogli, bicchierini,…), un luogo fisicamente riconoscibile, intimo, silenzioso, luminoso e accogliente.

Il colore è il protagonista

in quanto è portatore di un linguaggio universale, attiva interiormente ed agisce sul sentimento. L’esperienza pittorica si basa soprattutto sugli studi di Goethe, che vanno ad indagare il regno dei colori in tutti i suoi aspetti, privilegiandone le caratteristiche qualitative, dinamiche e armoniche, e mostrando come essi esercitino un’azione, un’impressione particolare, sulla vista e, per suo tramite, sull’animo umano.
Nei laboratori di pittura la tecnica spesso proposta è quella ad acquarello, che favorisce l’immersione nel colore ed è particolarmente liberatoria. Vengono scelti colori puri, sciolti nell’acqua all’interno di coppette.

Fin dalle sue prime prove, il partecipante può fare l’esperienza della bellezza dell’arte. La pratica della pittura mette in rapporto con il mondo a partire dalla propria interiorità e, per questo, non rappresenta un apporto esterno rispetto all’uomo, ma è piuttosto conforme alla sua natura profonda.
L’esperienza artistica aiuta a riallacciare in modo sano il rapporto con il proprio corpo. Nelle sue diverse forme, questa terapia recupera lo stato di salute che si rinnova ogni giorno, rivolgendosi alla parte sana dell’uomo “malato” e stimolando in lui i processi che riportano equilibrio.

L’arte-terapeuta segue direttamente l’evoluzione di ogni singolo dipinto, senza intervenire in modo intrusivo, ma assecondando il fare creativo, sollecitando e cercando di infondere maggiore sicurezza nella persona, gratificandone l’operato, sottolineando i punti forti del suo lavoro e valorizzandone l’originalità. Propone vari temi, invita a sperimentare il movimento e la bellezza del colore, nel passaggio dall’oscurità alla luce, dal freddo al caldo o viceversa, sollecita a cogliere le atmosfere della natura, oppure a dipingere in modo non figurativo o a dare forma alle immagini interiori che può suscitare la lettura di una poesia e di una fiaba.

L’artista terapeuta deve essere privo di pregiudizi, impegnato in una auto-educazione che lo ponga continuamente alla prova, e deve sperimentare prima su di sé ciò che intende proporre al paziente. Per aprirsi agli altri, è necessario che si dimostri dotato di immaginazione, di comprensione e di amore.

Quest’attività dovrebbe svolgersi con la collaborazione delle diverse figure professionali che ruotano attorno alla persona, per far fronte a tutti gli aspetti della malattia e della cura.

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Bibliografia di riferimento:

Bruna Baldassarre, L’onda d’amore. L’arte come esperienza terapeutica con l’anziano. Edizioni Ma.Gi., Roma 2002.

Liane Collot d’Herbois, Luce, tenebra e colore nella pittura terapeutica. Associazione TreUno, Prato 2009.

Maria Grazia Giaume, Il colore come terapia. Cura ed esperienza artistica. Edizioni Edup, Roma 2005.

Wassily Kandinsky, Lo spirituale nell’arte. Bompiani, Milano 1993.

J. W. Goethe, La teoria dei colori. Il Saggiatore Tascabili, Milano 2008.

Margrit Junemann – Fritz Weitmann, Dipingere e disegnare. Filadelfia Edizioni, Milano 2006.

Eva Mees-Christeller, La terapia artistica. Edizioni Arcobaleno, Oriago di Mira 1991.

Rudolf Steiner, L’essenza dei colori. Editrice Antroposofica, Milano 2006.

Rudolf Steiner, Il segreto dei temperamenti umani. Editrice Antroposofica, Milano 2008.