Una proposta di arteterapia in casa di riposo

I fiori nascono

RICORDI DI VIAGGIO (gennaio – febbraio 2008)

dal laboratorio di pittura presso la Fondazione Villa Giardino di Orzinuovi Onlus a cura di Silvia Ballarin e Fausta Ranghetti

La terapia artistica si propone come un percorso basato sulla pittura come processo creativo. La partecipazione ad esso stimola cambiamenti, insegna ad attenersi ai tempi e ai modi del processo, adattandosi ai suoi ritmi e ai materiali proposti, è utile per conoscere i propri limiti ed esplorare le risorse personali.

Presso la fondazione Villa Giardino di Orzinuovi (BS), abbiamo tenuto cinque incontri di laboratorio artistico della durata di circa due ore, una volta la settimana (il mercoledì pomeriggio), con un gruppo dai dieci ai quindici anziani. Insieme a noi si è affiancata l’animatrice della casa di riposo, che ha rappresentato un riferimento e un importante collegamento con la struttura e gli utenti.

Il laboratorio ha visto i partecipanti impegnati in un viaggio attraverso le stagioni e nel mondo vegetale, scandito ritmicamente in ogni incontro. Ciascuno si è impegnato nel dipingere con gli acquarelli un proprio viale alberato e nel trasformare i colori e le suggestioni atmosferiche del lavoro, per testimoniare il passaggio del tempo.
Dall’inverno del primo incontro, reso con l’utilizzo dei colori freddi (nei diversi toni del blu), si è passati alla primavera, scaldando con un giallo tenue la luce del cielo e curando la prima fioritura, per poi arrivare all’estate, con lo sfoggio del verde e dei frutti sulle chiome del viale, e terminare nell’esplosione dei colori caldi dell’autunno, del quarto appuntamento. Infine, tutti i colori si sono riuniti nell’arcobaleno e nei fiori dell’ultimo incontro.

Questo percorso si proponeva di far riemergere la vitalità, la forze di calore, delle persone partecipanti, incoraggiandole alla manualità e instillando in loro il piacere di dipingere, senza dimenticare l’importanza di gratificarne e valorizzarne l’operato.
In questo modo il conduttore del laboratorio è diventato un tramite che ha permesso alla persona di affidarsi e investire nell’oggetto artistico.
Spesso, infatti, la quotidiana vita dell’anziano si caratterizza per la mancanza di motivazione, causata dalla perdita di abilità fisiche, per la mancanza degli affetti familiari, per la routine che a volte può risultare insipida.
Nella relazione con gli utenti abbiamo voluto lavorare non sull’incapacità e sulla loro parte malata e depressa, ma su quella sana e creativa, non limitandoci a puntare sull”intrattenimento e sulla socializzazione, al solo scopo di trascorrere le giornate, come talvolta è abitudine nelle strutture. In questo caso, abbiamo potuto proporre solo un progetto a breve termine mentre è importante tener presente la necessità che la prestazione d’aiuto non sia episodica e casuale ma inserita in una visione continuativa per il gruppo.

Nel complesso, comunque, valutiamo come positiva l’esperienza vissuta nel laboratorio, avendo letto un buon livello di soddisfazione nella partecipazione alla proposta.
Riteniamo che abbia avuto grande importanza per gli anziani potersi riscoprire in questa esperienza, una piccola occasione per rielaborare e pensare alla propria vita prendendosi cura, tramite il dipinto, della vita di un viale di alberi.
Proprio il “soggetto” del lavoro ha facilitato e sciolto le resistenze iniziali e permesso ad ognuno di mettere in gioco il proprio bagaglio di conoscenze: tutti abbiamo memoria di alberi e fiori e ci siamo presi in qualche modo cura di loro.

Abbiamo riscontrato alcune difficoltà nella continuità della presenza, legate, però, a motivi di salute oppure a motivi altamente comprensibili (la voglia di fare una partita a carte!), e nella presenza di elementi di disturbo, dovuti alla scelta del luogo, il salone, caratterizzato da un via vai di persone esterne. In futuro dovremmo proporre di svolgere i laboratori in un luogo più piccolo e silenzioso, che permetta maggiore tranquillità e intimità, senza il pericolo che sorga nell’anziano la paura di essere oggetto di critiche da parte di persone ‘estranee’ al gruppo.

Oltre ad un piacere legato al dipingere assieme e allo stare in compagnia pensiamo che, nonostante la brevità della proposta, il percorso abbia stimolato la valorizzazione delle competenze proprie di ogni anziano nello scegliere e realizzare un progetto, tanto da permettere una esclamazione ad opera conclusa: “ma l’ho fatto proprio io?!”

Silvia Ballarin, Fausta Ranghetti

3 thoughts on “Una proposta di arteterapia in casa di riposo

  1. «E l’Angelo dell’Eterno gli apparve in una Fiamma di fuoco, di mezzo a un roveto. Mosè guardò ed ecco il roveto bruciava col fuoco, ma il roveto non si consumava.
    Allora Mosè disse: “Ora mi sposterò per vedere questo grandioso spettacolo: perché mai il roveto non si consuma?”» (Es3,2)

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    Il lavoro centrale sulla destra ricorda davvero l’immagine del roveto ardente biblico e condivido sul fatto che siano usciti degli arcobaleni molto protettivi.

    I fiori nell’angolo in basso non sono della signora delle palme: purtroppo non ha partecipato a quest’ultimo appuntamento.

    In realtà, io e Fausta abbiamo proposto un’altra serie di quattro incontri incentrata sul tema del volto. Non sappiamo ancora se la Fondazione accoglierà la proposta. Speriamo, soprattutto per non deludere l’entusiasmo dei nonni che ci aspettano.

  2. già finito…mi ero affezionato tanto a questi lavori!
    avete fatto nascere delle immagini davvero poetiche: grazie!

    gli arcobaleni mi sembrano il profilo dell’apertura di una grotta. i colori usati come barriera luminosa che protegge i fiori all’interno appena nati germogliati nel terreno del foglio innaffiato dall’acque dell’acquarello.

    è bellissimo notare come nel corso degli incontri si sia consolidata la visione personale… della mia passione per quelle serie di fiori uno accanto all’altro (angolo sinistro in alto), già sai! ma anche il candeliere vegetale, il roveto ardente pieno di fiammelle in centro delle fila di destra; e l’angolo in basso a destra: uno dei teatrini di ceramica di melotti, davvero!

    per caso l’angolo in basso a sinistra è della signora che faceva le “palme”? i rami si specchiano nelle radici, hanno lo stesso spazio, e così sembrano fluttuare nell’acqua come anemoni di mare ed essere contemporaneamente il proprio riflesso.

    nell’angolo in alto a destra: i due vasi fanno da quinte a loro stessi sullo sfondo ma immersi nella foschia.

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